Fotografia e psicoanalisi hanno in comune la propensione per l’invisibile. Esplorare l’inconscio significa operare una trasformazione il cui risultato non è una risposta univoca, ma una nuova domanda.
Carlo Riggi – L’esuberanza dell’ombra
Il vertice visivo ha una maggiore capacità di illuminare un problema rispetto a quella di tutte le altre controparti mentali dei sensi.
W.R. Bion
Le fotografie non sono solo un documento da analizzare, una miniera di ricordi, ma anche e specialmente uno specchio in cui il soggetto trova l’immagine del suo rapporto con l’Altro.
Nicola Peluffo – Immagine e fotografia
Dalla mia formazione in fotografia terapeutica e in psicoanalisi, nasce questo progetto che si è sviluppato e si articola in diversi modi.
L’intento è approfondire la capacità che ha la fotografia di connetterci con le parti più profonde di noi e di collegarla alla lettura che la psicoanalisi dà dell’inconscio individuale e collettivo.
Tutti abbiamo la possibilità di descriverci a parole, ma possiamo anche farlo con le immagini, dato che abbiamo un mondo immaginario interno molto ricco e prova ne sono i sogni.
Lavorare terapeuticamente con la fotografia aiuta a visualizzare in maniera rapida vissuti e pensieri nascosti alla coscienza, proprio perché nella regressione visiva a cui portano le immagini possono venire alla luce impressioni antiche di un mondo inconscio pre-verbale. Questo processo accade in quanto il visivo è un registro molto più veloce e istintivo di quello verbale.
Uso la fotografia sia nelle sedute individuali che nella formazione e nei gruppi terapeutici. Organizzo laboratori e workshop con l’autoritratto terapeutico e tecniche di mediazione di gruppo attraverso l’uso della fotografia in ambito proiettivo su varie tematiche che vanno dall’identità, alla ricerca sul genere e la sessualità.
Per chi volesse approfondire l’argomento, potete trovare ⇒ qui una ricerca sull’utilizzo della fotografia in psicologia clinica pubblicata su Psicoart (articolo di Francesca Belgiojoso, Monica Gatti, Serena Calò, Gloria Bianchi, Maria Aliprandi, Agata D’Ercole).
Laboratori attivati:
Il lavoro che propone il workshop è di evidenziare il filo rosso che collega le visioni interiori che ogni giorno ci attraversano, ma che a causa di troppi stimoli e della quotidianità, non si riescono a riconoscere. Portando alla luce il nostro mondo immaginario, abbiamo la possibilità di conoscere parti nuove di noi, evidenziare risorse nascoste che possono migliorare la qualità della vita.
Durante il workshop verranno utilizzate due tecniche di fotografia terapeutica: una improntata sull’autoritratto terapeutico e l’altra sulla comunicazione di gruppo.
Un modo creativo per acquisire consapevolezza dell’essere donna tra vecchi stereotipi e nuove identità.
In questo momento storico e sociale diventa fondamentale interrogarsi sul proprio ruolo femminile, sul significato che ha assunto nel tempo e su come questo si ripercuote sulla nostra esperienza quotidiana.
Attraverso l’autoritratto terapeutico, proveremo a esplorare i vissuti personali e collettivi legati alla femminilità. Le partecipanti saranno coinvolte in prima persona in esercizi, momenti di condivisione, attività creative e stimolanti per mezzo della fotografia.
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